martedì 29 gennaio 2013

ora et labora..... chimera avanti così


Prega e lavora, prega e lavora e finalmente qualcosa giungerà:

Sabato mattina ci troviamo in tre, io, Laura e Thomas, il figliol prodigo tornato, non senza qualche ripensamento, dopo 19 mesi di assenza dal sottosuolo! Passaggio veloce dall'ultimo "magazzino della valle" (casa del Conte a Vagli) per recuperare le ultime attrezzature da neve, spostare un paio di cassapanche e scroccare un ottimo caffè!
Al bivio per la galleria ci troviamo con il Gino, che purtroppo ci accompagnerà solo fino all'ingresso, aiutandoci nel trasporto dei materiali. A causa delle abbondanti nevicate non ci sono spiazzi liberi per lasciare la macchina, ripieghiamo quindi per tornare al passo del Giovetto dove parcheggiamo...
Prepariamo con cura gli zaini, nulla deve mancare, dobbiamo attrezzare un nuovo campo, ma anche continuare le esplorazioni. Il Gino ci fa da spoletta per farci risparmiare i 2 km di strada fino al bivio, ma nell'opera pia perde una catena, che abilmente gli avevo montato! Inutili le nostre perlustrazioni per ritrovarla, qualche furbone se l'è fatta sua!!! Brutta la fame!!!
All'una calziamo sci e ciaspole e piegati dal pesante fardello arranchiamo sulla traccia fatta dagli escursionisti, che fortunatamente ci accompagna fino a poche centinaia di metri dall'ingresso. Sono quasi le cinque, quando intorpiditi dal freddo pungente entriamo con due tubolari a testa, che completiamo di riempire a -530. Da qui si risalgono per ampi pozzoni i quasi 450m di dislivello, fino alla preziosa saletta "Grazie Lucart", dove si svalica.
Finalmente con 60m di discesa giungiamo alla zona designata per il futuro campo base. Sono passate ormai quasi 12 ore da quando abbiamo inforcato sci e ciaspole e 8 ore dall'ingresso della grotta. Sistemiamo un telo di nylon per raccogliere l'acqua da uno stillicidio e con un pelo di emozione ci ingozziamo con un lauto pasto. Piazzate le amache sono ormai le tre del mattino e ci abbandoniamo ad un sonno ristoratore!

Al mattino ci svegliamo freschi come rose e dopo un copiosa colazione andiamo a proseguire una risalita iniziata la volta precedente. Arrampicati altri trenta metri di dislivello e sbuchiamo in una modesta saletta. Qui un stretta frattura ventosa discendente ci fa scivolare sul fondo di una ampia sala dove non riusciamo a scorgere il soffitto! Impossibile non chiamarla "Sala del Cocorito"!!
Ci guardiamo intorno senza capire dove andare, le possibilità sono molteplici! Andiamo verso il fondo della sala, da qui scendiamo un piano incliniamo, disarrampichiamo un saltino ed un altro vuoto si apre davanti a noi! Armiamo il pozzo che porta in un nuovo ambiente di crollo, ad una estremità un grosso tubo perfettamente cilindrico profondo 30/40m arresta la nostra corsa, lanciamo sassi come bambini nello stagno, in preda all'euforia!
Recuperata la lucidità mentale andiamo dalla parte opposta, dopo poco il rombo di una corso d'acqua attira la nostra attenzione. Dietro un sipario di roccia una cascata si getta in un uno specchio d'acqua orlato da una spiaggia bianchissima! Seguiamo il collettore in opposizione sul meandro, che sparisce nello stretto, qualche passaggio angusto, tra i blocchi e dopo poco siamo nuovamente sull'attivo! Proseguiamo ancora in opposizione e la forra si fa più larga e sempre più ventosa! Poco più avanti il collettore sparisce nel nero, un nuovo vuoto arresta la nostra corsa!!!
Torniamo al campo "volando" per concederci un piatto di trofie al pesto e buttarci nei nostri giacigli.

Il mattina seguente sbrigate le faccende domestiche partiamo verso le nove dal campo, arriviamo alla macchina quando il sole è già calato, stanchi, provati, ma con gli occhi che brillano!

Herba

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